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(dall’enciclica Luce della Fede)
Se vogliamo capire che cosa è la fede, dobbiamo raccontare il suo percorso, la via degli uomini credenti, testimoniata in primo luogo nell’Antico Testamento.
Un posto singolare appartiene ad Abramo, nostro padre nella fede. Nella sua vita accade un fatto sconvolgente: Dio gli rivolge la Parola, si rivela come un Dio che parla e che lo chiama per nome.
Io so che voi volete essere terreno buono, cristiani veramente, non cristiani part-time; non cristiani “inamidati”, con la puzza sotto il naso, così da sembrare cristiani e, sotto sotto, non fare nulla; non cristiani di facciata, ma cristiani autentici.
So che voi non volete vivere nell'illusione di una libertà inconsistente che si lascia trascinare dalle mode e dalle convenienze del momento. So che voi puntate in alto, a scelte definitive che diano senso pieno.
Cari giovani, per favore, non “guardate dal balcone” la vita, mettetevi in essa, Gesù non è rimasto nel balcone, si è immerso, non “guardate dal balcone” la vita, immergetevi in essa come ha fatto Gesù.
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Il quarto e ultimo capitolo (n°50-60), intitolato Dio prepara per loro una città (Eb 11,16), illustra il legame tra la fede e il bene comune, ribadendo che la fede non serve solo per l’aldilà,non allontana dal mondo e non è estranea all’impegno concreto dell’uomo contemporaneo.
L’Enciclica si sofferma poi su tutte le realtà sociali illuminate dalla fede: la famiglia i giovani, la natura, la sofferenza e la morte.
Papa Francesco chiude il capitolo menzionando una delle sue esortazioni: “Non facciamoci rubare la speranza,non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino”.Siete in tanti! Venite da tutti i continenti! Ma oggi siete qui, anzi oggi siamo qui, insieme, uniti per condividere la fede e la gioia dell’incontro con Cristo, dell’essere suoi discepoli. Vedo in voi la bellezza del volto giovane di Cristo e il mio cuore si riempie di gioia!
Avrei voluto bussare a ogni porta, dire "buongiorno", chiedere un bicchiere di acqua fresca, prendere un "cafezinho" o un bicchiere di cachaça, parlare come ad amici di casa, ascoltare il cuore di ciascuno, dei genitori, dei figli, dei nonni....
Fin dal primo momento in cui ho toccato la terra brasiliana e anche qui in mezzo a noi, mi sento accolto. E’ importante saper accogliere; è ancora più bello di qualsiasi abbellimento o decorazione. E voi lo fate con amore, mostrando che la vera ricchezza non sta nelle cose, ma nel cuore!
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