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Una sentenza pericolosa

    In questi giorni la Corte di Cassazione ha dato ragione al comune di Livorno sulla richiesta del pagamento dell’ICI-IMU a due istituti scolastici religiosi (422mila euro), affermando che «poiché gli utenti della scuola paritaria pagano un corrispettivo per la frequenza, tale attività è di carattere commerciale ».

    Non si tratta soltanto di Livorno: il pronunciamento fa giurisprudenza e rischia di innescare una spirale pericolosa per le oltre 13.000 scuole paritarie del Paese. Di queste il 63% è cattolica e quasi 10.000 materne, come la nostra Scuola S. Giuseppe.

 

    Le scuole paritarie sono inserite a tutti gli effetti nel sistema nazionale di istruzione e garantiscono l’equiparazione dei diritti e dei doveri degli studenti. Identiche in tutto e per tutto le modalità: dagli esami di Stato all’abilitazione a rilasciare titoli di studio con valore legale. Con queste premesse si riconosce alle paritarie di svolgere «un servizio pubblico».

    Ed è proprio su questo aspetto che insiste il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafond: «Molte aumenteranno le rette o chiuderanno. Lo Stato di conseguenza dovrà trovare nuove risorse per costruire nuove scuole e gestirle. La parità scolastica, nel nostro Paese, non solo sarà minima, ma proprio scomparirà».

    «L’IMU le scuole pubbliche statali non la pagano – ha aggiunto – ed è giusto che lo stesso valga anche per le scuole pubbliche non statali. Entrambe fanno un servizio di pubblica utilità. Le paritarie chiedono una retta per coprire i costi dei contratti degli insegnanti e per le utenze. L’IMU deve essere pagata dalle scuole che fanno rette alte e fanno utili. Ma la grande maggioranza di questa realtà a mala pena riesce ad arrivare al pareggio di bilancio, cercando sempre di mantenere le rette minime per andare incontro alle famiglie. Sono scuole vere, controllate, che svolgono un servizio pubblico rivolto a tutti. Far pagare l’IMU rischia di far collassare un sistema che collabora con i comuni e con lo Stato per l’educazione dei nostri ragazzi».

    Quanto pesa questa collaborazione in termini economici lo ha calcolato il Ministero dell’Economia: a fronte dei 520 milioni che ricevono le scuole paritarie, lo Stato risparmia 6,3 miliardi di euro l’anno per il servizio offerto a più di un milione di alunni. «Equiparare la scuola paritaria ad una qualsiasi attività commerciale – spiega don Macrì – è fuori di senso e va al di là della legge». Per mons. Galantino, segretario generale della CEI, la sentenza limita “la garanzia di libertà sull’educazione che tanto richiede anche l’Europa”.

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